sito non istituzionale
il portale di VAL DELLA TORRE
Home Page IL TORRENTE CASTERNONE

L'AMBIENTE

2012 : UFO a VdT ?

IL TERREMOTO

LA NEVICATA
febbr. 2004

galleria fotografica

LA MONTAGNA FERITA
ancora un incendio

L'ENNESIMO INCENDIO
una testimonianza

I MASSI ERRATICI
le grandi pietre

LE ZANZARE

IL CINGHIALE

LA NEVE

I FUNGHI

L'AIRONE CINERINO

L'INCENDIO DEL 14 MARZO 1992

IL TORRENTE CASTERNONE

UNA RARITÀ BOTANICA
Euphorbia gibelliana

ECOLOGIA DI UNA FARFALLA
Maculinea telesius

PROCESSIONARIA
flagello dei boschi


Sulla nostra fonte storica più accreditata, cioè l’opera del teologo Cav. P. Prato dal titolo “Alcune notizie storiche riguardanti Val della Torre” edita nel 1913, il Casternone venne descritto con la seguenti parole: “magro e secco abitualmente, ma che al menomo temporale o nelle lunghe piogge, ingrossato dai mille rigagnoli circostanti, si fa tronfio, mugge e straripa, devastando orribilmente le campagne, e trascinando seco rumorosamente molti e grossi macigni, che poi lascia, appena al piano, ad ingombrare il proprio letto”.

  clicca per immagini migliori
Lo scenario attuale non presenta più gli straripamenti orribili e devastatori descritti dal Prato anche se alcune zone sono ancora a rischio come la sponda destra dalla località Ranota a Brione. E’ altresì ancora attuale il resto della descrizione poiché, chi scrive, abitando nelle vicinanze del torrente, ha l’occasione di udire il rumore dei “grossi macigni” che il Casternone trascina seco durante le piene.
Bisogna quindi continuamente manutenere il corso del torrente con particolare attenzione alle località maggiormente esposte a fenomeni erosivi o di esondazione : il rinforzo degli argini in località Supatere; il periodico disalveo nelle località di Brione e Ponte; la manutenzione delle scogliere protettive di Casas e Mulino nonché la sistemazione periodica di altri tratti del torrente.

Il Casternone è un torrente, cioè un corso d’acqua breve e con portata irregolare, facente parte del bacino idrogeologico della Stura di Lanzo. Esso nasce alle falde del Monte Colombano, non distante dall’Alpe Lunella, ad un’altitudine di 1350 metri e, percorrendo la linea di maggior pendenza, raggiunge la località Muande Castello che costeggia a circa 700 metri s.l.m..
Oltrepassata la vecchia miniera di rame, il Casternone prosegue il suo cammino nella valle tra le borgate Ciaine e Borlera accogliendo, poco prima di Mulino, i suoi primi due affluenti di sinistra cioè il rio Magnacrosta e il rio Rossato.
La discesa a valle del Casternone continua e, in prossimità della località Ponte, esso riceve le acque di un terzo affluente di sinistra il rio Burrone. Ormai il letto del nostro torrente ha assunto condizioni di alveo allargandosi in modo da consentire il deflusso della portata maggiorata dagli affluenti.
Nelle vicinanze della borgata Gibbione, a circa 427 metri s.l.m., il Casternone si diparte in due tronconi che si ricongiungono subitamente generando una sorta di piccolo isolotto oltre il quale, ormai in località Buffa, convogliano le acque del rio Codano (quarto affluente di sinistra).
Oltrepassata la borgata Brione il Casternone riceve il rio Crosa, unico affluente di destra definibile come tale, ed abbandona il comune di Val della Torre per inoltrarsi in quello di San Gillio e gettarsi nel torrente Ceronda poco prima di Venaria.

Il nome Casternone ha origini romane ed è riconducibile al latino Castrum Nonum, che significa nono accampamento, e si riferisce al castro romano numero nove sito nella nostra valle e adibito a colonia penale. Dalle fonti storiche in nostro possesso apprendiamo che, negli anni attorno al 1236, il Casternone si dipartiva in due rami all’altezza di Brione, uno si gettava nel torrente Crosa racchiudendo così Brione stessa tra due tratti torrentizi (inter duo Casternones).

La gente del posto, suddivide la parte alta del corso torrentizio in Casternone superiore (Casternun giuran) e Casternone inferiore (Casternun sutan) alle cui rispettive zone sono assimilati i toponimi dei terreni circostanti.
Sul tratto alto del corso del Casternone si possono notare alcune briglie di contenimento e, a valle delle medesime, dei piccoli laghetti impropri generati dalla cataratta prodotta dalla briglia stessa.
Uno di questi piccoli bacini, che viene denominato “La Pozza” e si trova poco sopra il Mulino, è frequentato nel periodo estivo da persone in cerca di refrigerio.
Il bacino imbrifero del nostro torrente, cioè la parte dove si raccolgono le cosiddette acque selvagge, è ovviamente situato nella parte alta del corso e termina poco oltre l’ingresso nell’abitato trasformandosi in alveo.
Il tratto con caratteristiche di alveo permette all’acqua di defluire a livelli altimetrici inferiori senza che il deposito dei materiali erosi assuma proporzioni degne di nota.

Le acque del Casternone sono popolate dalla tipica fauna ittica dei torrenti alpini composta principalmente da Salmonidi quali la trota fario (Salmo trutta subsp. fario) e la trota iridea (Salmo gairdneri), e da Ciprinidi come le alborelle (Leuciscus albidus).  
Nelle acque ossigenate del torrente vivono anche alcuni insetti allo stato larvale che concorrono alla dieta dei pesci, tra questi ricordiamo i Tricotteri che costruiscono curiosi astucci larvali con frammenti minerali o vegetali.
Sulle rive del torrente vivono gli anfibi, sia anuri (rane e rospi) che urodeli (salamandre), e l’avifauna, predatrice di questi ultimi, tra cui ricordiamo l’ airone cinerino (Ardea cinerea) che si trova all’apice della piramide alimentare tipica di questo ambiente.

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

altri documenti dello stesso autore
Qualsiasi forma di riproduzione del contenuto del presente documento,
senza il preventivo consenso dell'autore, è espressamente vietata.


torna ad inizio pagina