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	 Danni arrecati alla vegetazione 
 I cinghiali stanno creando preoccupazione per i danni arrecati alla vegetazione 
	spontanea e coltivata. L’acuirsi di queste problematiche è coinciso con 
	l’introduzione della sottospecie centro europea che presenta individui più 
	grandi ed esigenti di quelli della sottospecie maremmana o mediterranea.
 Le zone a vegetazione spontanea vengono ruspate dai cinghiali in cerca di 
	radici o di piccoli animali. Questa attività lascia il terreno solcato in modo 
	non profondo ma esteso e provoca la morte del manto erboso le cui radici si 
	disseccano esposte all’aria.
 
 Lo scavo sistematico di zone estese provoca il diffondersi di piante infestanti 
	che, approfittando della crisi del manto erboso, colonizzano il terreno 
	esautorando le essenze prative.
 
  I danni alle colture sono rilevanti ed il costo degli indennizzi grava sul 
	bilancio pubblico senza soddisfare chi ha subito il danno. Negli appezzamenti di terreno adibiti a fienagione, lo scavo da parte dei 
	cinghiali, impedisce, o rende problematico, l’uso della motofalciatrice poiché 
	la lama della stessa urta il terreno rovesciato danneggiandosi. I terreni 
	coltivati vengono saccheggiati dai cinghiali arrecando seri danni ai contadini. 
	I campi di cereali (grano, avena, ecc.) vengono danneggiati, oltre che dal 
	prelievo, anche dalla rottura delle piante causata dall’animale con la parte 
	mobile del muso detta grifo.
 Una vera ghiottoneria per il cinghiale è il grano turco (mais) 
	i cui campi sono devastati dall’irruenza degli animali che, con furbizia, 
	razziano seguendo i solchi tra una fila e l’altra di piante seminate.
	Tipica coltura montana è la patata e, manco a dirlo, anch’essa 
	è fatta segno delle attenzioni del cinghiale. Scavando con il muso l’animale 
	dissotterra i tuberi di cui si nutre e lascia scoperta una certa quantità di 
	patate che, esposte alla luce, restano danneggiate perdendo ogni valore 
	commerciale.
 Per alcuni montanari la raccolta delle castagne è una fonte di reddito utile e 
	non indifferente, quindi, il prelievo da parte dei cinghiali di una frazione 
	considerevole del raccolto, arreca un danno economico alle piccole strutture 
	agricole montane che, sommato alla raccolta indiscriminata svolta dai turisti 
	(se così si possono chiamare!), vanifica un’intera annata di raccolta.
 Ai danni sopra scritti bisogna aggiungerne altri di carattere indiretto, come 
	l’abitudine dei cinghiali di rotolarsi al suolo ed il calpestio. Questi 
	comportamenti non sono meno dannosi del prelievo diretto di cibo, in quanto 
	compromettono seriamente la produttività del terreno.
 Come difesa indiretta dalle razzie dei cinghiali vengono usati, in alcuni 
	appezzamenti di terreno, dei cannoncini ad aria compressa che, a distanza di 
	alcuni minuti, provocano un violento scoppio causato dalla veloce apertura 
	della camera contenente il gas compresso. Il boato, simile ad uno sparo, 
	spaventa gli animali del circondario sino a quando essi stessi si abituano alla 
	ciclicità degli spari come se fossero un evento normale per quella zona.
 Diffusione di malattie
	I cinghiali, specie se in soprannumero rispetto al territorio, possono essere 
	vettori di malattie come la 
	tubercolosi bovina e l’
	afta epizootica.
 Queste malattie hanno una seria rilevanza nell’ambito degli allevamenti 
	zootecnici e possono causare notevoli danni economici agli allevatori. E’ bene 
	quindi provvedere alla vaccinazione dei capi allevati e mantenere una corretta 
	igiene onde evitare il contagio.
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