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L'AMBIENTE

L'incendio del 14 marzo 1992

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Squadra antincendi VdT

riferimenti


La redazione dei piani di intervento contro gli incendi boschivi è alquanto complessa.
Essi dipendono da fattori di carattere imponderabile, come il clima e la piovosità, che rendono difficile pianificare l'impegno di un determinato numero di uomini e mezzi su di un preciso territorio.

Ciò non toglie che, il razionale utilizzo delle risorse, possa consentire di affrontare il fronte di fiamma in modo efficace soprattutto se, come opera propedeutica, si è pianificata la prevenzione e la ricostruzione.

La legge dello Stato n° 45/75 affida alle Regioni la stesura dei piani di intervento previo consulto delle Comunità Montane, dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale dello Stato. La Regione Piemonte ha promulgato in materia la legge n° 16/94 che suddivide il territorio in distretti antincendi consentendo una gestione capillare degli aspetti eterogenei per ogni località.   Punti salienti del piano antincendi boschivi del Piemonte sono:
  • La possibilità di subire varianti limitate nel tempo e nello spazio (omeostaticità) atte a perfezionarne l'attuazione in una determinata realtà locale.
  • Prevenzione ed estinzione equilibrate. Cioè ad ogni azione del fuoco dovrà corrispondere un'azione futura di prevenzione e un'adeguata struttura per l'estinzione.

  • Alla luce di questi punti il piano segue un'impostazione logica che, dall'analisi degli eventi, determina l'area d'applicazione e la suddivisione in aree di base del territorio.

    Nelle zone montane le aree di base sono state fatte coincidere con le Comunità Montane e si suppone che in ognuna di esse gli interventi antincendio siano omogenei. Per ogni singolo Comune viene poi stilato un profilo di pericolosità che considera:
  • 1. Gli incendi annui con superficie superiore ai 30 ettari (casi gravi)
  • 2. La percentuale di anni con incendi in un determinato periodo (continuità degli eventi)
  • 3. Il numero annuo degli incendi in rapporto alla superficie comunale (concentrazione degli eventi).
    L'interpretazione di questi dati permette di pianificare nel tempo gli interventi sul territorio onde creare una struttura adatta alla protezione e alla difesa dagli incendi boschivi.

    L'autorità di protezione civile del Comune è il Sindaco che deve preoccuparsi delle azioni di primo intervento. E' altresì di competenza comunale la previsione e la prevenzione del rischio incendi. Per questo motivo ogni comune deve essere dotato di un piano di protezione civile che, in situazioni particolari (Comunità Montane), può essere intercomunale ma comunque sempre in sintonia con quello provinciale.

    Tra le opere preventive di maggior importanza devono essere ricordati i viali tagliafuoco che vengono realizzati in due versioni: viali atti e passivi. I primi sono realizzati con il fine di rallentare l'incendio per consentire l'intervento delle squadre, mentre i secondi sono concepiti per fermare definitivamente l'incendio. I viali passivi sono poco usati in Italia perchè espongono il terreno ad un'elevata erosione causando dissesti idrogeologici.
    Per inciso ricordiamo che la prevenzione degli incendi è un aspetto culturale che deve essere insegnato a scuola evidenziando l'importanza ecologica e la bellezza del bosco. Bisogna spiegare ai giovani come agire per evitare comportamenti a rischio specie in zone montane come Val della Torre.

    La prevenzione e la protezione dagli incendi boschivi non sono, purtroppo, sufficienti ad evitare che ettari di bosco vadano in fumo. Per contenere i danni causati dall'incendio occorre organizzare una vera e propria lotta contro di esso. Come prima fase della lotta all'incendio è necessario un rapido avvistamento del focolaio. In Piemonte la media di segnalazione si aggira attorno ai 15 minuti, nelle zone limitrofe ad abitazioni, ma è carente l'indicazione corretta del luogo.

    Segnalata la presenza del focolaio iniziano gli interventi che possono avvalersi di mezzi aerei qualora le proporzioni dell'incendio lo richiedano. Non sempre è possibile l'utilizzo di aerei poichè, condizioni di vento forte o ristagno di fumi, ne pregiudicano il volo che, per queste applicazioni è a vista. Tutti i mezzi aerei antincendio fanno capo al Centro Operativo Aereo Unificato presso il Dipartimento della Protezione Civile che coordina gli interventi aerei previa domanda di intervento dai Centri Operativi Regionali. Un importantissimo aiuto alla lotta antincendio è rappresentato dall'elicottero che, non solo sparge acqua con la benna o con lance, ma trasporta uomini e attrezzature, riducendo i tempi di intervento, e può all'occorrenza essere utilizzato come eliambulanza.

    Tutta l'attività sopra scritta deve essere guidata e supportata da squadre a terra che coordinano i lanci e predispongono i rifornimenti idrici dell'elicottero (eventuale utilizzo di strutture adatte per la raccolta dell'acqua).

    Lo Stato italiano demanda il compito di estinzione al Corpo Forestale dello Stato (legge n° 47/75) e prevede la figura del volontario antincendi boschivi (legge n° 266/91). I volontari sono una risorsa indispensabile nell'estinzione data la loro diffusione capillare e il loro numero (in Piemonte nel 2000 si contavano 254 squadre con un totale di circa 7070 uomini).

    Il coordinamento delle forze a terra spetta al Centro Operativo Regionale che decide sull'entità delle forze da dispiegare potendo, in casi particolari, richiedere l'intervento dell'esercito. L'efficienza operativa del Centro Operativo Regionale è messa a dura prova quando, come è accaduto in Piemonte, gli incendi sono 50 in un giorno. Chi opera nelle vicinanze del fuoco, in qualsiasi momento, corre pericoli non indifferenti che possono essere ustioni, asfissia, caduta di pietre o ceppi incandescenti ecc.. Bisogna quindi che le squadre operative siano adeguatamente attrezzate e ben addestrate per evitare ciò che malauguratamente può succedere.

    Giovanni VISETTI
    g.visetti@valdellatorre.it

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