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L'AMBIENTE

Definizione e struttura del fungo

La raccolta e le credenze popolari

Alimentazione e avvelenamenti

Riferimenti


Il titolo vuol essere un augurio perché questa stagione di raccolta sia ricca e di gradimento a tutti gli appassionati cercatori.
Proprio per questo ritengo utile rivedere insieme qualche cognizione basilare di micologia, affinché si possa svolgere questa attività coscienziosamente e consapevolmente traendone il massimo della soddisfazione.

Che cosa intendiamo con il termine “fungo”

Armillaria mellea   Volgarmente, con il nome di fungo, si intende un vegetale privo di clorofilla, che cresce sul terreno o su tronchi d’albero. Quello che noi raccogliamo è il corpo fruttifero destinato, come ogni altro frutto, alla produzione di altre piante.
La vera struttura vegetativa è celata nel terreno ed è composta dal micelio primario formato dalle ife germinate dalle spore disseminate dal fungo stesso.
Le ife sono dei filamenti molto fini (diametro di pochi millesimi di millimetro) che formano una struttura ramificata ipogea detta micelio.
Il micelio è generalmente perenne, al contrario della maggior parte dei corpi fruttiferi, e ciò spiega perché certi funghi si trovino sempre negli stessi posti. La difesa delle condizioni ambientali che consentono la vita del micelio permette quindi di ritrovare i funghi, in futuro, nello stesso posto.

Con il favore delle condizioni stagionali (temperatura e umidità), in alcune parti del micelio, le ife si intrecciano formando un bubbone subsferico che è l’abbozzo del corpo fruttifero detto comunemente fungo. La crescita del fungo è rapida ma non così veloce come tanti credono. Un Boletus (genere a cui appartengono i Porcini) raggiunge il suo sviluppo massimo in un periodo variabile dai 5 ai 10 giorni.

Come già abbiamo accennato, il fungo è un vegetale sprovvisto di clorofilla e quindi non è in grado di sintetizzare sostanza organica dal materiale inorganico. Questa caratteristica impone al fungo di procurarsi le sostanze organiche da altri organismi viventi (funghi parassiti) o da sostanze organiche in decomposizione (funghi saprofiti). Oltre alle due categorie testé citate, esistono numerose specie fungine che vivono in simbiosi con vegetali a cui procurano sostanze nutritive di difficile approvvigionamento per il vegetale stesso.
  Lycoperdon caelatum
In questo caso si parla di simbiosi mutualistica tipica dei licheni che sono organismi composti da un’alga e un fungo. In essi il fungo avvolge l’alga, la protegge dall’eccessiva traspirazione e le fornisce sali minerali e acqua, mentre l’alga produce idrati di carbonio utilizzati anche dal fungo.
La simbiosi mutualistica che più ci interessa e quella detta micorrizica che si verifica tra numerosi funghi superiori, ad esempio i Porcini, e molte essenze arboree. La micorriza è una piccola radichetta assorbente che viene compenetrata dal micelio del fungo simbionte e così, grazie a questo stretto legame, l’acqua e i sali minerali passano dal terreno alle radici. L’aumentata superficie radicale (se così si può definire) è di sicuro giovamento per l’albero che, in cambio di questo servigio, fornisce al fungo le sostanze che non può sintetizzare per mancanza di clorofilla.

Quasi tutti i nostri alberi posseggono micorrize che sono prodotte da Ascomiceti (Tartufi ecc.) e da Basidiomiceti (Amanite, Tricolomi, Russule, Lactari, Cortinari, Cantarelli o Gallinacci, Scleroderma e Boleti).
Ogni specie di fungo micorriza una particolare essenza arborea e ciò spiega il perché essa si trovi sempre nei pressi di determinate piante.


Com'è fatto un fungo

imenoforo di fungo saprofita   Premesso che descriveremo in questa sede i funghi che hanno un’importanza per il raccoglitore comune, (tralasceremo quindi i micromiceti e altre particolari forme di interesse prevalentemente micologico) vediamo quali sono le parti del corpo fruttifero, altrimenti detto carpoforo o ricettacolo.
La parte preponderante è, generalmente, il cappello che può assumere forme regolari (semisferica, convessa, pianoconvessa, imbutiforme, campanulata, ecc.) o irregolari (gibbosa, priva di gambo, ecc.), mentre negli Ascomiceti può somigliare ad una spugna o ad una coppa.
Esso presenta una faccia superiore; la cui colorazione varia in funzione della specie, dell’età, dell’ambiente e delle condizioni climatiche; ed una faccia inferiore provvista di lamelle (es. Agaricacee), di tubuli (es. Poliporacee) o di aculei (es. Idnacee). Le spore sono prodotte dalla faccia inferiore e da essa cadono sul substrato dove, germinando, svilupperanno l’intreccio miceliare. Esistono però alcune forme, dette resupinate, in cui la parte fertile è rivolta verso l’alto poiché la faccia inferiore è appoggiata al substrato.

Il cappello è normalmente sostenuto dal gambo che assume forme diverse a seconda della specie, esso può essere fusiforme, tortuoso, bulboso, dritto, conico, cilindrico, slanciato, tozzo, lungo o breve.
L’interno del gambo può essere pieno o cavo e , rispetto al cappello, esso si colloca in posizione laterale, eccentrica o centrale.

In molti funghi il gambo reca alla base la volva che altro non è se non il residuo dell’involucro, detto velo generale, che avvolgeva il fungo nei primi stadi dello sviluppo; essa ha forma di coppa o di guaina. Il velo parziale è una membrana sottile che protegge l’imenio (apparato sporifero) e che si lacera, quando il fungo è ancora in pieno sviluppo, lasciando sul gambo un anello membranoso.

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

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