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La raccolta dei funghi

Boletus edulis   E’ lapalissiano che per raccogliere i funghi ci si debba recare in un bosco e quindi, per prima cosa, occorre comportarsi rispettosamente verso questa comunità di esseri viventi.
La bellezza della natura non deve essere deturpata dall’intervento umano ma soltanto ammirata.
Dalla natura noi possiamo prelevare ciò che è oggetto del nostro interesse, quindi anche i funghi, senza causare danni irreparabili, è sufficiente rispettare alcuni criteri dettati dal buon senso e dall’esperienza.
Pare superfluo ricordare che non bisogna abbandonare immondizie, ne tantomeno lasciare tracce, come rami rotti o altro, che testimoniano la nostra stupidità.

La natura è un patrimonio da lasciare ai nostri figli, comportiamoci bene!

Prima di partire è necessario curare l’abbiglia-mento che deve essere idoneo ad un’escursione in montagna. Particolare importanza deve essere posta nella scelta delle calzature che devono assolutamente possedere una suola antiscivolo.
Occorre poi un cesto rigido, dove riporre i funghi, che sia traforato per consentire l’aerazione del contenuto. Utile anche un temperino adatto alla pulitura sommaria del raccolto.
  Boletus rufus

Di non minore importanza, onde evitare sanzioni pecuniarie, è il cosiddetto “tesserino” che abilita alla ricerca dei funghi su di un determinato territorio che, di norma, corrisponde alla Comunità Montana.
Lo stesso ente si occupa dell’importo annuale da versare e provvede a fornire gli uffici postali territoriali di apposito modulo di conto corrente.

Bene!, ora possiamo finalmente incamminarci e, seguendo le poche norme per la raccolta, provare l’emozione di trovare i funghi e, perché no, anche il gusto di mangiarli.

Pregiudizi e credenze

Amanita muscaria   Le false credenze che circondano il mondo della micologia sono moltissime e spesso mettono a repentaglio la vita di persone ignare che confidano in esse.
Chiariamo subito che non è vero che i funghi velenosi non sono mangiati da lumache o insetti, anzi, alcune specie mortali, come l’Amanita phalloides, sono ricercate da questi animali per cibarsene.
Molte persone credono che un fungo commestibile diventi velenoso solo perché toccato da vipere o cresciuto nelle adiacenze di residui ferrosi arruggi-niti, nulla di più falso, la specie è sempre la stessa e non varia per nessun motivo in tempi così brevi.
Altrettanto falsa è la credenza che i funghi che si scuriscono al taglio siano velenosi; come priva di senso è la superstizione che consiglia di porre nel recipiente di cottura un oggetto d’argento o di stagno, oppure dell’aglio, o delle cipolle, o del prezzemolo, o della mollica di pane o altro ancora; queste rudimentali cartine di tornasole dovrebbero cambiare colore se i funghi sono velenosi!!, non è assolutamente vero!.
In alcune località si pensa che il veleno contenuto nei funghi sia in grado di far coagulare il latte e l’albume dell’uovo, credenza, anche questa, senza alcun fondamento scientifico.

Assurda e pericolosa è l’usanza di testare i funghi dandone in pasto ad animali domestici; la loro resistenza a determinati veleni è ben diversa da quella umana e quindi, ammettendo che il veleno faccia effetto sull’animale, occorre attendere almeno 3 giorni; troppi se non vogliamo cibarci di funghi già alterati.
Fidandoci di tempistiche inferiori rischiamo di morire prima noi e poi l’animale cavia. Teniamo sempre presente che i veleni fungini più pericolosi non danno sintomi d’intossicazione nelle prime ore dopo l’ingestione ma dopo molto più tempo.

La selezione tra funghi eduli e tossici non può essere basata su caratteristiche organolettiche (profumo, gusto, colore), esistono funghi velenosi che hanno un buon profumo e, a detta degli intossicati, anche un buon sapore, mentre se ne conoscono specie commestibili con odore sgradevole e sapore amaro, acre e pepato.
Le operazioni di disseccamento e di bollitura con aceto o sale, non corrispondono allo scopo di svelenire i funghi, anzi, alcuni principi tossici possono concentrarsi durante l’essiccamento.

E’ chiaro, da quanto scritto, che l’unico metodo per distinguere i funghi mangerecci da quelli tossici è conoscere le singole specie basandosi sulle caratteristiche botaniche.
Evitiamo quindi di raccogliere qualsiasi fungo che non conosciamo con certezza, limitando la nostra raccolta a quelle specie che ci garantiscono una sicura alimentazione.

Giovanni VISETTI
g.visetti@valdellatorre.it

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