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			|  |  | La origini storiche di Val della Torre sono fatte risalire al periodo dell’antico Impero Romano.
Si pensa che, in quel periodo, nella località attualmente denominata Capoluogo sorgesse una 
colonia penale mentre a Brione pare fosse sito un tempio adibito al culto pagano.
   
 Questa diversificazione del tipo di insediamento abitativo distinse, sin da allora, le due 
località sopra citate conferendo a Brione  la prerogativa di centro religioso e al Capoluogo 
quella di caposaldo militare.
 
 Lo stesso toponimo attribuito al torrente che solca la nostra valle, Casternone, ha una etimologia 
romana essendo riconducibile al latino Castrum Nonum, che comprova l’esistenza di un nono 
accampamento romano adibito, con ogni probabilità, a colonia penale.
 
 La presenza romana a Val della Torre è avallata da una 
lapide funeraria risalente all’antico 
Impero Romano che, sino alla fine del XIX secolo, fu conservata presso la Chiesa Parrocchiale di 
Brione (Santa Maria della Spina).
 
 Il voluminoso cippo mortuario è attualmente conservato nella collezione lapidaria del 
Museo di Antichità di Torino ed è censito negli Atti della Società di Archeologia e Belle Arti della 
provincia di Torino – Vol. IV,  1880 – 82 (pag. 283-84); tav. XX  n°11, editi dalla 
Stamperia Reale di Torino di G.B. Paravia e Comp. nel 1883.
 
 Per chi fosse interessato alla consultazione del volume in questione, è possibile reperirlo 
presso la 
Biblioteca Civica Centrale di Torino o contattare l’autore per avere una copia della 
parte inerente la lapide di Val della Torre.
 La lapide funeraria ricorda Valerio Vinissio figlio di Anfione. La scrittura del nome proprio 
presenta caratteristiche grafologiche locali e non romane. La particolare forma del carattere 
grafico usato per simboleggiare la nostra “A” e l’uso delle “II”, nella scrittura lapidaria, 
non possono essere considerati come segni di arcaismo poiché, nelle province romane situate 
nel nostro contesto geografico, tale forma di scrittura restò in uso per lunghi periodi.
Il nome Vinissius è spesso ricorrente in altre lapidi romane e può essere identificato anche 
in Vinisius, Vinesius o Vinusius. Il patronimico Amphionis ricorda nomi alquanto celebri 
nell’antichità quali Amphion e Amphio che furono anche nomi di schiavi che assunsero la 
condizione di liberti.
 
 Purtroppo non conosciamo il luogo preciso dove la stele tombale di Val della Torre fu 
ritrovata ma, le grandi dimensioni e il ragguardevole peso lasciano supporre che il reperto
non abbia subito un trasporto da luoghi lontani. E’ quindi plausibile immaginare che essa 
provenga dal nostro territorio e abbia contrassegnato la sepoltura di un romano illustre che, 
in Vallis Turris, ricopriva una carica significativa.
 
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